Ellen Cowan (03:04):
Quando abbiamo iniziato a collaborare, abbiamo condiviso un po' della nostra cultura dell'innovazione in Amazon e abbiamo esaminato il nostro meccanismo Working Backwards, secondo cui i problemi vengono rielaborati attraverso gli occhi dei clienti e di quelli che sono i loro bisogni o i loro desideri, concentrandoci non tanto sugli aspetti organizzativi quanto più sui clienti stessi. Poi lavoriamo per definire il problema più importante in relazione a quei clienti e iniziamo con qualcosa di abbastanza specifico come un'invenzione, che possiamo poi testare e replicare per dare vita rapidamente a una soluzione. Com'è stato per voi quel processo, che vi ha allontanati dal vostro obiettivo di arrivare a un milione?
Eric Rice (03:42):
Working Backwards ci ha fatto ripensare completamente a come poter scalare i nostri programmi. Per anni siamo stati per tutti e per chiunque, ma non potevamo semplicemente costruire per diventare più grandi. Abbiamo dovuto costruire in modo più intelligente. E così attraverso Working Backwards, abbiamo individuato diverse persone. Persone con emozioni, famiglia e lavoro, e tutte le cose che le completavano. E poi abbiamo cercato di capire che cosa avevano in comune. E abbiamo individuato il posto di lavoro: difficoltà sul posto di lavoro, difficoltà relazionali, sfiducia. E anche dopo la pandemia, la modalità di lavoro ibrida stava andando per la maggiore.
Matt Kaplan (04:18):
E ci siamo immersi in questo lavoro proprio nel bel mezzo della pandemia. Quindi, per noi come organizzazione, è stata effettivamente la prima opportunità di utilizzare piattaforme virtuali. Allestivamo seminari su Zoom e seguivamo i nostri corsi di formazione su Teams. È stata la nostra prima esperienza di lavoro a distanza, lontani dalle persone, senza poterle stringere a sè né abbracciare. Per noi è stato davvero diverso, e non è stato tutto rose e fiori. E penso che questo ci sia stato davvero di grande aiuto man mano che entravamo nel sistema Working Backwards, in quanto sentivamo che “era tempo di ampliare le zone di comfort”. Soprattutto in relazione alla trasformazione digitale.
Ellen Cowan (05:32):
Ora, so che abbiamo visto molte possibili soluzioni, quindi come si fa a decidere qual è la cosa giusta da costruire una volta che si conosce il problema?
Eric Rice (05:44):
Il sistema Working Backwards ci ha davvero aiutati a definire esattamente il target di persona che volevamo servire. E poi abbiamo presentato il nostro obiettivo a tutti gli amici, le aziende, i partner, di qualunque tipo, chiedendo di darci delle idee. Così abbiamo potuto esaminare le proposte ricevute, riflettere, replicare, e perfezionare, specificatamente per quel segmento, quello che sarebbe stato il miglior prodotto da mettere sul mercato.
Ellen Cowan (06:03):
E qual è stato il risultato finale?
Matt Kaplan (06:54):
In realtà siamo arrivati a qualcosa con cui penso ci sentissimo veramente a nostro agio, ovvero un gioco analogico che avrebbe unito le persone, che le avrebbe aiutate a connettersi. E nonostante quel gioco ci fosse piaciuto tantissimo, nel fare l’esercizio a ritroso ci siamo chiesti: “Ma venderemo un milione di giochi da tavolo? Chi vende un milione di giochi da tavolo?”
Ellen Cowan (07:19):
Come definiamo la portata? Abbiamo qualcosa che la gente ama fare, tutti quelli che si siedono e si cimentano, si sentono benissimo. Come possiamo portarlo sul posto di lavoro? E poi, arriveremo a un milione? Come funziona?
Eric Rice (07:37):
L'unica cosa bella del gioco analogico è che ci ha davvero aiutati a individuare l’essenza della nostra modalità. Chiediamo alle persone di essere creative, o diamo loro spazio per esserlo, e di raccontarci una storia. E come gioco analogico, funzionava. Quindi, quando abbiamo deciso di passare al gioco digitale, penso che non avessimo così tanta paura come in passato di avvicinarci alla tecnologia.
Matt Kaplan (07:57):
Ma è stato anche come vivere un momento di consapevolezza in cui, eravamo lì, eravamo in 20 attorno a un tavolo a fare un gioco. E ci siamo guardati tutti quanti negli occhi e penso che sia stato forse Sanju a dire “Ma scusate, perché semplicemente non lo facciamo prima in digitale?” Sembrava un’idea fantastica. Non abbiamo mai fatto nulla di digitale in vita nostra. Penso che nel corso delle due ore successive, abbiamo capito come prendere un gioco analogico e convertirlo in un prodotto digitale. È stato divertente. E abbiamo finito per selezionarlo come prodotto pilota. E poi abbiamo deciso di costruire quel MLP proprio da lì.